domenica 27 aprile 2008

Solitudine


Ci può esser sgomento e dolore
nel sentirsi soli ed isolati,
tagliati fuori dal mondo intero.
Vulnerabili, manca qualcuno
che ascolti, che condivida pensieri reconditi
e sentimenti profondi, che forse rassicuri:
qualcuno che sia spettatore della nostra vita
e sensibile a ciò che proviamo.

Eppure si può star soli senza sentirsi soli.
Raccogliersi in se stessi
e acquisire pace interiore.

Ma quale solitudine è più dolorosa e desolante
dell’esser abbandonati dall’Iddio vivente?

Sempre io


E’ fulminante l’istante breve
in cui un dettaglio
rivela inesorabile che s’è iniziata la china della vita.
Non preannuncia il momento d’una nuova fase:
ti mette di fronte ad un fatto compiuto.

Dapprima ho difeso la mia reputazione di bella donna
con tacchi alti e il trucco sempre a posto.
Ma non ho fermato il tempo.

Ogni giorno mi stupisce ancora l’esser così diversa:
dentro son la stessa con passioni e voglie,
fuori son stanca;
l’anima non coincide col corpo.
A volte mi viene un gesto
e vi riconosco il mio passato di ragazza,
ormai passato.

Poi l’amore, di nuovo.
Sorprendentemente ancora.
E imparo che sulla mia pelle
son scritti i segni della mia vita.
Che vanno glorificati.

Di nuovo l’amore.
E nell’intensità dell’incontro non devo, ad un tratto,
dimostrar più nulla.
Con lui poi ho riso.
E siam usciti a passeggiare insieme.
Io
- incredibilmente –
senza trucco.

Sei come il mare


Che hai, triste amica mia?
Il risveglio del mattino pare un rigirarsi ancora
tra i recenti sogni di un letto che non dà riposo.
Un’alba di malumore, che non rischiara,
trattiene il grigiore dei tuoi pensieri.
Lo specchio, poi, riflette quel che celi:
un non piacerti che l’acqua non lava.
E ti maceri, quasi esausta, incapace di correggere
nervose sensazioni che ritornano
come ricci ribelli che la spazzola non doma.

Lascia tutto lì, amica mia – il mondo delle cose.
Ti porto per magia altrove: andremo per mari.
Guardalo, questo mare:
riflette sole e luna, cielo e nuvole:
or è calmo, or è burrascoso;
a volte si fa oceano, altre distesa;
sa essere gelido, si fa caldo;
notturno, solare, invernale;
s’imbroncia e poi si calma.
Ha tanti e tanti nomi,
nomi stranieri che le genti gli danno.
Guardalo: non è sempre bello?
E’ lo stesso mare:
sempre lo stesso, eppur sempre diverso.

Il tuo animo è come il mare, amica mia.
Sempre te stessa, sei sempre diversa.
Tu sei unica.
In ogni istante, unica e diversa.
Sei tu.
Non c’è prima, non c’è dopo:
c’è l’attimo – irripetibile – del durante.

Seduttiva


Mi piace da morire.
Son seduttiva.
Uomini galanti che si girino a guardarmi:
io lo adoro.
Sempre attenta a suscitar reazioni,
io in continua allerta.
Non ch’io sia bellissima,
le mie amiche sì che son stupende,
fantastico hanno il corpo,
ma son io, son io, che ho successo.
Che dire? Mi piace da morire.
E’ mio sentirmi donna, il mio sentirmi bella.
E’ il mio sentirmi forte.
Gesti e sguardi, accavallar le gambe,
lanciar occhiate:
gioco di seduzione in cui mi sento ammirata.
Come me, femmina è la vanità.
Ma poi, trovata la conferma,
finito è il gioco.
E altolà, che più in là non si va. Non mi va.

Risentimento


Lo amavo così tanto.
Perfino il suo muro di silenzio, tanto intrigante,
credevo celasse chissà quale mistero e profondità.

Dove mai è finita la mia vita? Ed io?
Dapprima fu la rabbia nel vederlo impassibile.
Io sopraffatta e coinvolta dalle emozioni,
lui rinchiuso nel suo mondo di stupidi agonismi televisivi
e di giornali che erge come una barriera che lo nasconde.
Poi furono le ferite infertemi
dal suo continuo sfuggire, glissare, nicchiare.
Infine fu l’offesa e fu il risentimento.
Per la sua insensibilità e chiusura.
Per la sua mancanza d’attenzione e di rispetto.
Per il suo mugugnare quand’io
volevo parlare e confidarmi.
Per il suo spazientirsi al mio raccontar dettagli,
non comprendendo lui neppure
che era tutto lì il mio piacere di parlargli.
Da sempre incompresa, sono ormai sola.

Lo amavo così tanto.
E dietro il suo muro di silenzio – io stupida –
credevo celasse chissà quali misteri e profondità.
Dietro, invece, ha solo il vuoto.

Preghiera


Era in piedi di fronte al muro,
immobile e assorta.
La vidi per caso, senza saper chi fosse.
Un vestito a fiori, tonalità del viola,
vaporoso nelle pieghe e leggero,
le cadeva perfetto sotto il ginocchio.
Sandali ai piedi, una borsa a tracolla.
E un cappello di paglia, elegante,
sui capelli biondi raccolti a treccia.

Era in piedi di fronte al muro. Di una chiesa.
Immobile e assorta.
Lei solitaria sul sagrato al sole.
Nel silenzio pomeridiano,
il suo silenzio concentrato e intenso.

Or allunga una mano
a toccare il muro. Di quella chiesa.
Si volta e s’allontana a passo calmo.

Io rimango qui.
Guardo quel muro che conserva ancora il suo tocco.
E odo l’eco muta del silenzio di lei.
Rimango qui.
E son più ricco dentro.

Planetario


Nella soave attesa delle prime stelle
l’aria ancor tiepida diventa dolce, qui attorno.
E’ una sera serena e carezzevole.
La tua vicinanza che mi avvolge
mi dona un benessere
che sa di cielo ambrato.

Carezze di vento sono le tue mani tra le mie.
Bagliori che accendono l’anima,
le pagliuzze dorate nei tuoi occhi di mare;
raggi riflessi da un sole che si attarda
dietro l’orizzonte marino.
E poi, le fragranze della sera,
che accompagnano il profumo di te.

Scende la notte in questo luogo.
Nel buio ti sento più vicina,
e ci attraiamo come in un bosco notturno,
quasi a nasconderci nello stesso respiro.

Appaiono lo stelle
che svelano l’infinito.
Ed è l’immensità del mio amore per te
che io avverto
e che mi colma.

Per sedurre stasera


So esser brillante e leggera: mi porrò con un sorriso.
Madre natura m’ha resa solare e femminile.
Ma nulla lascio al caso: armi ne ho.
Son sottile e alto è il mio didietro.
Elegante canotta, sandali e fascianti pantaloni.
Poca la scollatura. E nulla di vistoso.

Tutto ma tutto, invece, io preferisco usare:
corpo e voce, viso e sguardo, mani e capelli.
Adoro farmi guardare, sedurre e conquistare.
Provocante sarà il mio vestire:
alti i tacchi, per slanciare;
bassa la vita, per l’ombelico mostrare.
I capelli, non so ancora:
ricci, lisci o a cascata?
Decider dovrò. Ma di certo li accarezzerò e li sfiorerò:
ancor più allusiva così sarò.

Macché, macché. Travestirmi, io, no no.
Esser me stessa senza esagerare.
Accessori certo sì. E trucco leggero per gli occhi miei che san guardare.
Non seduco forse io con la mente e con lo sguardo?
Saper parlare, saper ridere e ridacchiare.
E saper ascoltare: lor signori impazziscono per questo,
nel loro grande ego smisurato e vasto.
Stasera incrocerò uno sguardo.
E in quello sguardo saprò dir tutto.

Sull’erotico, io, e sul femminile punterò.
Per gli occhi trucco perfetto, tacchi alti e poi
ben scollata la maglietta.
Tutto bianco o tutto nero: è di rigore.
Penso sia davvero il mio modo di muovermi a sedurre:
mai passo inosservata!

Trasparenze e scollature, mai mai.
Mai e mai minigonne e vite basse.
Così eccessiva, sarei a disagio.
Mica son cacciatrice, io. Seduco a caso.
Elegante è la mia sensualità:
gonna al ginocchio e
scarpe con tacco e cinturino
per esaltar le mie caviglie.
Così son fatta.


Gambe lunghe e belle, le mie: le scopro e l’effetto è assicurato.
Cortissima la gonna, scarpe alte a cinturino.
Ben scollata la maglietta:
fingere non so,
che sia chiaro che di seno non ne ho.
Alti i tacchi, anche se son alta io:
prendere o lasciare, adesso.
E poi ho il mio piccolo e bel tatuaggio in mezzo al seno:
ha sempre avuto un gran successo!

Paure


Lo sentivo in grembo: che gioia.
E che gioia, ora: è qui tra noi.

Ma tu, tu che sei il papà,
sarai abbastanza buono e bravo d’amarlo?
D’un tratto non mi fido più tanto di te:
ti vedo distaccato e spio i tuoi tratti divenuti infantili.

Ed io? Sarò io una buona madre?
E sarò ancora attraente per te?
Sai, mi percepisco diversa.
E già provo invidia - sì, un po’ - per le altre che son magre.

Lo volevo poi davvero?
Son cosa passata, temo, le nostre serate e la nostra intimità:
inghiottite dal tempo che noi due più non avremo.

Abbracciami. Tienimi stretta.
E dimmi che è anche tua
questa gioia che è tra noi.

Mare e cielo


Vivo in questo mare,
tra i flutti mai fermi della vita.

So avvertire il terrore della notte nera
sugli abissi oscuri del non sapere come.

A volte guardo una stella che appare più lontana,
da uno scoglio battuto e battuto da onde di avversità.

Conosco l’amaro sapore del sale,
dell’acqua marina che non sa spegnere la sete.

Si susseguono aurore di speranza
e tristi tramonti di mare.

Il mio animo si perde nella vastità oceanica,
e mi lascia alla deriva.

Ma il mio cielo segreto
è calmo e sereno e sicuro
come le profondità nel fondo del mare.

Paura d'amare


Ti fai ombra: le fattezze ancora son tue, tuo il sorriso che ti cela.
Il sogno di una sera fu incantevole,
forte la tentazione di trattenerlo e di viverlo a lungo.
Il risveglio reca però la realtà, la tua di sempre,
ma la confondi con gli incubi delle notti passate in segreto.
Che realtà è mai quella abitata dai fantasmi del passato?
Non sai coglierla la realtà vera e bella. E nuova.
Non esistono i fantasmi: sono vivi se li tieni in vita.
Si può forse trattenere un sogno bello negando se stessi?
Facile la via di farti donna celando l’altra donna,
difficile la via d’esser donna senza l’altra donna.
Impossibile la via di diventar donna, se temi l’altra donna:
se non cogli il giorno nuovo e diverso e unico,
se lo confondi con altri vecchi e uguali e soliti.
Intanto il giorno passa, eppur è ancor giorno.
Sa di pianto questo giorno: sarà poi amaro o di gioia, questo pianto.
Se questo oggi tramonta, il domani sarà di nuovo ieri.

Ti fai ombra: le fattezze ancora tue, il sorriso ormai spento.
Batte forte il tuo cuore sulla soglia
del giorno ancora giorno e che declina.
Sarà ancora notte senza stelle e tornerai ombra che vaga tra le ombre?
O saprai fermare il sole e diventar donna nella luce?

Batte forte il tuo cuore sulla soglia.
E’ la paura d’amare che è paura di non poter amare
per paura di non essere amata
per la paura vera di non poter essere amata.
Ma io già ti amo: ti amo di già, anima mia.
Amo te non più ombra,
amo te col tuo sorriso nuovo e libero,
amo te che varchi la soglia e ti fai donna
liberata dai fantasmi che più non trattieni.
Per amarti finalmente come sei,
per amarti completamente.
Perché tu sia tu, e per poter essere anch’io.
Perché, senza questo amore vero,
tu ed io
alla fine non saremo stati.